State morendo di fame? Mangiatevi le brioche | Giorgetti affossa le Partite IVA: congelati gli aiutini

Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti (Fonte: ANSA Foto) - www.lagazzettadelserchio.it

Sono dati preoccupanti quelli pubblicati in quanto le Partite IVA sono a più rischio povertà.

In Italia sono dati preoccupanti quelli che vengono pubblicati in merito alla crisi lavorativa, in quanto la percentuale della fetta di popolazione a rischio povertà è decisamente alta. Questo succede perché i rincari sono sempre maggiori di quanto sono le entrate, anche perché quelle, lo sappiamo molto bene, non cambiano.

Gli stipendi nel nostro Paese non sempre sono eguagliati al tipo di lavoro svolto e capita molto spesso di vedere divari enormi tra per esempio un infermiere e un influencer, o tra un ricercatore e un calciatore.

Questi dati portano molto spesso al fenomeno conosciuto come “fuga di cervelli”. Oltre a questo aspetto già di per sé preoccupante, si aggiunge anche quella stima per cui i lavoratori con Partite IVA sono ancora più a rischio povertà. Ecco di cosa stiamo parlando.

Le regioni italiane più a rischio povertà

Come possiamo leggere su quifinanza.it, una recente elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre sui dati Istat ha evidenziato come le famiglie il cui componente che guadagna di più è autonomo hanno il 22,7% di finire a rischio povertà, piuttosto che il 14,8% di chi è dipendente.

Negli ultimi decenni la crisi e il calo di potere d’acquisto ha colpito molti settori, ma il fatturato degli autonomi ha subito drastiche riduzioni.Secondo quanto riportato nell’articolo, le prime 5 regioni italiane, dove gli italiani sono a forte rischio povertà sono: la Calabria al 48,8%, la Campania al 43,5%, la Sicilia al 40,9%, la Puglia al 37,7% e la Sardegna al 29,6%.

Le Partite IVA più a rischio povertà
Le Partite IVA più a rischio povertà (Fonte: Canva) – www.lagazzettadelserchio.it

La situazione delle Partite IVA

Sempre secondo quanto letto su quifinanza.it, i dati allarmanti recenti hanno dimostrato quanto i titolari di Partite IVA siano più a rischio povertà dei dipendenti. In Italia si contano più di 5 milioni di lavoratori autonomi e quasi la metà operano in regime forfettario, optando per attività individuali, senza dipendenti o strutture aziendali proprie, con un fatturato annuo inferiore agli 85mila euro. Molti di questi lavoratori sono giovani, donne e over 50 che fanno di questo lavoro la propria forma di sostentamento, optando per piccoli incarichi o consulenza, spesso senza avere nessuna tutela sociale o sostegno pubblico, come capita invece ai dipendenti i quali, se presentano un reddito basso, possono contare sui vari bonus e agevolazioni presenti nella Legge di Bilancio. Rispetto al 2003 i redditi degli autonomi sono scesi del 30%, una flessione sicuramente molto più marcata dei dipendenti, la cui percentuale è ferma all’8%.

A influenzare questi dati c’è sicuramente la fragilità strutturale che presentano molte micro attività, così come il progressivo crollo dei vari consumi interni e la concorrenza sempre più spietata in alcuni settori. Molti hanno paura che queste percentuali possono scendere ancora di più, dopo l’introduzione dei dazi di Trump, anche se Giorgetti invita alla resilienza come nel periodo della pandemia. Che dire, non ci resta che attendere i prossimi dati ISTAT aggiornati.